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Dieta chetogenica e Bodybuilding: NO grazie!

Su questo blog non poteva certo mancare un contenuto che trattasse la tematica “dieta chetogenica e Bodybuilding”, anche perché è un argomento che viene tirato in ballo moltissime volte nel nostro ambiente, soprattutto in certi periodi… e quando le persone hanno fretta di ottenere determinati risultati.

In queste righe, cercherò di farti capire perché associare la keto diet all’allenamento intenso, potrebbe non essere affatto una scelta saggia. Innanzitutto ricordiamo velocemente di cosa stiamo parlando, partendo dal suo funzionamento.

Cos’è la dieta chetogenica

La dieta chetogenica (o keto diet), per definizione, è un regime alimentare che induce chetosi, poiché porta alla formazione di molecole chiamate corpi chetonici, una situazione che si verifica nell’organismo, quando si riducono drasticamente i carboidrati, ma anche quando si digiuna completamente, in maniera prolungata.

In questa tipologia di dieta, vengono quindi ridotti drasticamente i carboidrati e viceversa, vengono aumentati principalmente i grassi, ma spesso anche le proteine. Qui vale la pena precisare che le diete chetogeniche vere, sono, anzi, dovrebbero essere in realtà iperlipidiche, il che serve anche per indurre più facilmente lo stato di chetosi. Nell’ambiente sport e fitness, all’atto pratico vengono invece trasformate dai sostenitori, perlopiù in “chetogeniche iperproteiche”.

Troppe proteine fanno interrompere la chetosi? Nì. Per quanto possano avere impatto a livello insulinico, è ben difficile andare a interrompere la chetosi, quando si viaggia senza carbo (o quasi).

In ogni caso, lo scopo principale di questo sbilanciamento delle proporzioni dei macronutrienti è, come detto, quello di costringere l’organismo a utilizzare i grassi come fonte energetica.

dieta chetogenica e body building

Quando il glucosio scarseggia nell’organismo (e ovviamente la glicemia scende), quasi tutte le cellule possono utilizzare i grassi in sua sostituzione e se i grassi non vengono introdotti con l’alimentazione, possono essere utilizzati quelli del tessuto adiposo.

La dieta chetogenica è nata per curare clinicamente casi di epilessia pediatrica. Viene largamente utilizzata anche per affrontare l’obesità patologica cronica e può, in ogni caso, rappresentare un trattamento efficace per una varietà di condizioni patologiche. Logicamente, dovrebbe sempre essere gestita e monitorata da opportuni specialisti (medici).

Purtroppo, nel corso degli anni, è diventata sempre più diffusa (quasi una moda per certi versi) anche tra la popolazione comune e sana, nonché quella sportiva, per sperare in un certo modo, di raggiungere determinati risultati più facilmente o più velocemente. Peccato che le cose non stiano affatto così.


“La dieta chetogenica si basa sul concetto che l’introduzione di proteine e lipidi, al posto di carboidrati (o comunque una dieta povera di questi ultimi, in favore dei primi), mantenga STABILE il livello di insulina e favorisca l’utilizzo di proteine e lipidi stessi, in luogo dei carboidrati, per il processo di GLUCONEOGENESI (via metabolica alternativa alla glicolisi).

Considerato che gli esseri umani sono ONNIVORI e non carnivori, l’efficienza di questa via metabolica è inferiore, di conseguenza si verifica una perdita di peso significativa”. (prof. Simone Masin, Università di Milano Bicocca, Dipartimento Scienze dell’Ambiente e del Territorio).


Dove iniziano i problemi…

Bisogna intanto ricordare che quel giochino non vale per tutte le cellule, dal momento che nel nostro corpo esistono i cosiddetti tessuti glucosio-dipendenti, ovvero, quelli che non possono utilizzare acidi grassi e corpi chetonici a scopo energetico; e questi sono:

  • Sistema nervoso centrale o SNC (Encefalo, Midollo spinale)
  • Midollare del rene
  • Midollo osseo
  • Globuli rossi (o eritrociti)
  • Globuli bianchi (o leucociti)
  • Retina
  • Cristallino
  • Testicoli
  • Fibre di tipo 2 del muscolo scheletrico (sforzi intensi)

Questi tessuti necessitano sempre di glucosio, perché il loro metabolismo è anaerobico e non aerobico ossidativo (attività mitocondriale), pertanto, non possono utilizzare né lipidi, né corpi chetonici. Tuttavia, il processo di glicolisi anaerobica (utilizzo energetico del glucosio per via anaerobica) da parte di questi tessuti, porta alla formazione di lattato, che ritorna al fegato e viene poi riconvertito a glucosio, tramite un processo chiamato Ciclo di Cori.

Altro punto interessante riguarda sicuramente il cervello, che può funzionare bene anche con i corpi chetonici, o per meglio dire, “si adatta”, in caso di digiuno prolungato ecc. Resta comunque, di fatto, un organo estremamente ghiotto di glucosio, tant’è vero che sappiamo che ne consuma fino a 120 g al giorno, in base ovviamente a quanto viene messo sotto stress. Quindi, questo basterebbe già per chiedersi: perché non dargli quello che gli serve?

Chi fa lavori mentalmente impegnativi, chi studia molte ore… ha bisogno di carbo anche per questo, poche balle!

E a tal proposito, è bene ricordare anche che un cervello (6% del peso corporeo) in condizioni di normalità, consuma circa 350-500 kcal al giorno, quando va tutto bene e senza stress, altrimenti il consumo sale vertiginosamente. Depressione, ansia, stress cronico, pensieri fissi (quelli sono devastanti), possono portare il consumo del cervello fino a 900-1000 kcal al giorno!

In sostanza quindi, si tratta di un processo decisamente meno efficiente.

Meglio alla fiamma dei carboidrati

A tal proposito mi torna in mente quella citazione, ormai più che famosa, che credo tutti conoscano bene:

“I grassi bruciano al fuoco dei carboidrati”

Sarebbe poi più corretto dire che vengono “ossidati“, non bruciati.

La spiegazione semplice, sta nel fatto che la presenza di ossalacetato nell’organismo, è indispensabile per un’ottimale ossidazione degli acidi grassi. Questo dipende dalla presenza di piruvato, che è a sua volta legato alla disponibilità di carboidrati. Una diminuzione drastica dei carboidrati, come avviene nel caso di una dieta chetogenica, equivale ad avere meno ossalacelato disponibile e di conseguenza un’inefficienza nell’ossidazione dei grassi.

Quindi in sostanza, risulta più vantaggioso far ossidare all’organismo i grassi alla fiamma dei carboidrati, piuttosto che ricorrere ai corpi chetonici, i quali donano meno ATP (adenosina trifosfato – la nostra moneta energetica) richiedono dispendio energetico a loro volta, stressando anche l’organismo.

  • 1 g di grassi ossidato al fuoco dei carboidrati dona 9 kcal
  • 1 g di grassi ossidato grazie ai corpi chetonici, ne dona solo 7, condito da dispendio e stress.

Spero di essere stato abbastanza comprensibile in questi passaggi. Perciò, vale la pena eliminare tanti cibi salutari dalla tua dieta? Hai ancora voglia di seguire una dieta chetogenica?


“Gli esseri umani sono Primati onnivori. Nessun Primate è in grado di ricavare energia metabolica usando come substrato di ossidazione esclusivamente proteine e lipidi in modo efficiente. Infatti, la gluconeogenesi è una via metabolica “di ripiego” per gli uomini. E come tale, PIU’ COSTOSA e MENO EFFICIENTE della glicolisi. Tutto il successo delle diete iperproteiche sta SOLO QUI.

Anche se viene dichiarato (dai sostenitori) che la chetogenica, se associata a esercizio fisico, è in grado di ossidare e rimuovere tutti i cataboliti tossici derivanti dall’assunzione di proteine e lipidi, gli effetti di lungo periodo di una chetosi e di una acidosi conseguente sono MOLTO DANNOSI. In primis per i reni.

In concomitanza con il cambio di dieta vengono quindi generati questi corpi chetonici, in quantità eccessiva per poter essere smaltiti (chetosi). Ciò porta ad acidosi ematica persistente. Anche in questo caso, non vi sono studi seri che ne evidenzino vantaggi sul lungo periodo!” (S. Masin).


I possibili rischi

La dieta chetogenica non è quindi consigliabile, soprattutto nel fai da te (e a maggior ragione per sportivi), poiché può risultare anche pericolosa per vari motivi. La chetosi è in ogni caso una condizione tossica per l’organismo, che provvede allo smaltimento dei corpi chetonici attraverso la via renale. Ho già parlato di acetoacetato e D-B-idrossibutirrato (corpi chetonici) e dei rischi collegati a un loro accumulo eccessivo.

Inoltre, in caso di soggetti affetti da diabete e non trattati, la produzione di acetoacetato diviene molto elevata e quindi il loro sangue contiene grandi quantità di acetone, che a livelli molto alti diventa estremamente tossico. Pertanto, diventa obbligatorio un monitoraggio di sangue e urine, per quanto riguarda il pericolo dell’acidosi metabolica.

I chetoni altro non sono che metaboliti a doppia valenza, fisiologicamente sono il frutto di una reazione esoergonica (il contenuto di energia dei prodotti e inferiore rispetto a quello dei reagenti)  donante energia, ma tecnicamente, risultano essere marker di una condizione metabolica anomala e/o potenzialmente deleteria per l’organismo nel medio e lungo periodo.

I possibili vantaggi, veri e finti

Come sappiamo, ci sono delle occasioni in cui le diete low carb possono portare dei benefici, soprattutto nel ripristino della cosiddetta sensibilità insulinica. Questo potrebbe interessare anche il mondo del Fitness, quando ad esempio si esagera in fase di Bulk (massa) e la situazione tende a scappare di mano, nell’aver mantenuto ad esempio diete ipercaloriche e iperglucidiche per troppo tempo.

Tuttavia, grazie agli studi, sappiamo anche che le diete chetogeniche a basso contenuto di carboidrati (KLC) non hanno alcun vantaggio metabolico rispetto alle diete a basso contenuto di carboidrati NON chetogeniche (NLC). Anzi, uno studio in particolare, ci dice che le diete KLC e NLC sono state sì ugualmente efficaci nel ridurre il “peso corporeo” e la resistenza all’insulina, ma la dieta chetogenica è stata associata a diversi effetti negativi metabolici ed emotivi. L’impiego di diete chetogeniche per la perdita di peso non è quindi garantito.

Il dimagrimento (o l’ingrassamento) è in ogni caso determinato prima di tutto dal bilancio energetico complessivo, ovvero dalle calorie in entrata, rispetto alle calorie in uscita.

Fatto salvo sempre tutto il solito discorso basilare, relativo alla grandissima differenza tra dimagrire e perdere peso.

L’uso del KD nello sport è ancora una zona oscura… “a metà strada tra luce e ombra, tra scienza e superstizione”. (Paoli 2015)

Molte persone perdono peso con una dieta chetogenica ma si tratta perlopiù di illusione, poiché, gran parte della perdita di peso iniziale, è costituita da acqua e glicogeno muscolare. Bisogna infatti ricordare che 1 g di carboidrati, trattiene dai 2,7 ai 3,5 g di acqua, ecco da dove arriva la prima perdita di peso consistente, dalla disidratazione. Si può arrivare anche a perdere anche 7/8 chili nelle prime settimane, perché le proteine e i corpi chetonici tendono ad essere diuretici e spingono quindi l’organismo a eliminare più fluidi di quanti non riesca a trattenerne.

Ho già spiegato in altri contenuti che, in genere, sono principalmente le donne quelle che cascano più facilmente in questo tipo di errori, sostanzialmente perché hanno fretta di ottenere risultati e perché hanno poca voglia di sbattersi, a calcolare, monitorare, selezionare gli alimenti ecc. ecc.

Il grosso problema è che inizialmente sono belle contente, perché vedono quella stupida lancetta calare sulla bilancia, anche velocemente, ma non hanno idea di quello che stanno combinando dentro di loro… anche perché, dopo lo “svuotamento” iniziale, arriva quello più devastante, portato dal catabolismo muscolare (demolizione della massa muscolare) che a sua volta, provoca un crollo del tasso metabolico, della produzione ormonale e tutto ciò che ormai si conosce molto bene di queste situazioni.

Affidarsi alla dieta chetogenica per dimagrire e far “ripartire il metabolismo”, è come saltare dal tetto di casa invece di scendere le scale: si arriva rapidamente al piano terra, ma con le gambe rotte! (dott. Pierluigi De Pascalis).

Diciamo che, su chi non sa bene come funziona il corpo umano nella sua fisiologia, questo approccio potrebbe dare quella spinta motivazionale in più, per via del calo drastico che si può innescare. E questa potrebbe essere un’altra delle poche utilità, da quel punto di vista, infatti a tal proposito, possiamo anche dire che se una dieta chetogenica è in grado di aumentare l’aderenza del “paziente alla terapia” e quindi risultare più sostenibile, allora può considerarsi efficace, in caso contrario di certo non lo è.

Dieta chetogenica e Bodybuilding: l’origine del misfatto

Dal momento che i carboidrati sono immagazzinati in matrice acquosa (come detto, togliendoli si perdono liquidi) questo è stato uno dei motivi per cui molti bodybuilders hanno voluto sfruttare questo effetto diuretico prima delle gare, per diminuire il gonfiore o i fluidi in eccesso sotto pelle e avere quell’effetto che viene comunemente definito di “attaccare la pelle ai muscoli”.

Ed ecco quindi dov’è nato questo impiego della dieta chetogenica nel Bodybuilding. Il problema però, è che funziona principalmente su soggetti tutt’altro che Natural (grazie al cacchio che loro non perdono muscoli!). Anche se non è comunque la strada migliore.

Sinceramente però, ho visto ben pochi soggetti Natural, avere reali benefici da questo tipo di approccio. Ho visto invece molti più “svuotati” e “traboccanti” (coperti di acqua).

Tanti, troppi, parlano… ma se li riunisci tutti, guardi un po’ di biomeccanica dei loro allenamenti, l’andamento dei loro parametri bioimpedenza nel tempo ecc., ti rendi conto che fai prima a chiudere il discorso.

Senza contare poi quelli che intraprendono questo tipo di regime (o più nello specifico, come la dieta Metabolica), solo per concedersi liberamente alimenti tutt’altro che salutari, come pancetta, formaggi, salsicce ecc.,  e/o per sfondarsi poi nel fine settimana, con ogni sorta di porcate, nella cosiddetta “ricarica”. E lì, vai di pizze, dolci, panini e chi più ne ha più ne metta, con buona pace del microbiota intestinale. Tutto questo, francamente, lo trovo abbastanza patetico.

Non devi mai farti condizionare da quelli che millantano chissà quali risultati ottenuti con approcci del genere, perché in ogni caso, l’eventuale esperienza individuale, ai fini della statistica, della fisiologia, della ricerca scientifica, conta una fava secca. E con i “secondo me” non si va mai da nessuna parte.

Inoltre, l’ipotesi che la dieta chetogenica e i corpi chetonici aiutino a salvaguardare il tessuto muscolare, non è sufficientemente dimostrata. Una dieta ricca di proteine e povera di frutta e verdura, quindi di vitamine e minerali, sembra al contrario causare la perdita di tessuto muscolare e osseo nelle donne in menopausa, tramite le sostanze acide del sangue.

Alla fine torniamo sempre lì, equilibrio acido-base infiammazione. Il catabolismo porta/aumenta l’infiammazione, che a sua volta aumenta di molto l’accumulo di acqua extracellulare. Ed ecco che arriva la cosiddetta ritenzione idrica per sostituzione (l’acqua extracellulare sostituisce il muscolo), un disastro.

Allenamento e fisiologia

La dieta chetogenica, dal momento che prevede uno scarsissimo apporto di carboidrati, non permette un’intensa attività con i sovraccarichi, elemento invece fondamentale per sviluppare e preservare tessuto muscolare, anche durante una dieta ipocalorica. Pertanto, il tentativo di preservare i muscoli, diminuendo drasticamente l’apporto di carboidrati (o addirittura eliminandoli) diventa solo una vana speranza.

La chetosi inoltre, può accompagnarsi a situazioni di affaticamento, irritabilità vertigini e nausea (altro che dieta chetogenica e Bodybuilding…). Detta in parole molto semplici, se sei Natural e vuoi allenarti come si deve, intensamente, con il giusto volume, smettila con queste teorie anti-fisiologiche!

L’allenamento con i pesi, soprattutto quello per l’ipertrofia (classico da bodybuilding) è un’attività prettamente glicolitica (necessita di zuccheri), pertanto, le strategie che puntano sul taglio drastico dei carboidrati, per soggetti sani, che si allenano regolarmente, sono già perdenti in partenza, non hanno senso di esistere.

Impara ad amministrare le tue calorie quotidiane e i tuoi macros al meglio, facendo tutti i dovuti calcoli e insegna al tuo corpo a gestire bene gli zuccheri e a spararli all’interno delle cellule muscolari, esattamente là dove servono.

Se poi devi ridurre o eliminare qualcosa, evita innanzitutto di consumare alimenti inutili e dannosi, come bevande o bibite zuccherate (pessime e dannose), come il pane bianco o i vari pani confezionati, i cracker, i biscotti, le creme spalmabili, le merendine e altri prodotti da forno, contenenti spesso, tra l’altro, grassi saturi e trans. Sì, anche le fette biscottate non sono un granché.

E in realtà, c’è di meglio anche della classica (e fin troppo abusata) pasta, che non manca mai sulla tavola degli italiani.

Ecco, da questo punto di vista, posso fare sicuramente una riflessione: se la dieta deve essere quella classica da italianazzo medio, ovvero la finta Mediterranea, allora forse potrebbe essere più salutare seguire una keto!

In ogni caso, se vuoi approfondire ancora il discorso dell’importanza dei carboidrati nella dieta sportiva e della loro gestione, ti suggerisco di leggere questo articolo.

Ricorda che non esiste la dieta perfetta, esiste il soggetto, con le sue caratteristiche e la sua individualità.

Con le conoscenze che abbiamo oggi, ha veramente poco senso fare determinate scelte. Le diete chetogeniche lasciamole al patologico, dove realmente servono. E lasciamole ai naufraghi, quelli che non hanno ancora capito come funziona la fisiologia umana legata allo sport e all’allenamento, soprattutto quello anaerobico lattacido.

Ogni volta che si pensa di risolvere i problemi togliendo i carboidrati, da qualche parte un fisiologo muore… E quelli già morti si rivoltano nella tomba.

Spero di averti chiarito tutti gli eventuali dubbi sull’argomento. Se ti è piaciuto l’articolo condividilo su Facebook!


RIFERIMENTI

  • Ketogenic low-carbohydrate diets have no metabolic advantage over nonketogenic low-carbohydrate diets. Carol S Johnston 1, Sherrie L Tjonn, Pamela D Swan, Andrea White, Heather Hutchins, Barry Sears. PMID: 16685046
  • The Ketogenic Diet: Evidence for Optimism but High-Quality Research Needed. David S Ludwig. PMID: 31825066
  • The Ketogenic Diet and Sport. A Possible Marriage? Antonio Paoli, Antonino Bianco, Keith A Grimaldi. PMID: 25906427

19 commenti su “Dieta chetogenica e Bodybuilding: NO grazie!”

  1. Ciao trainer,quindi secondo te in definizione i carboidrati non devono essere nemmeno abbassati?io li ho partati da 300 gr die(gradualmente)a circa 100(e prendendoli fa frutti a basso ig e farine integrali),cosa ne pensi?

    1. Ciao Simone,
      grazie per il tuo commento.
      Certo che si possono abbassare! Il post era solo un monito a non eliminarli del tutto. I carboidrati andrebbero sempre regolati in base al proprio fabbisogno. Quando si ricerca definizione, logicamente si dovrà ridurre l’apporto delle calorie totali e anche dei carboidrati, soprattutto dal pomeriggio in avanti. La sera in molti casi, meglio eliminarli del tutto, ma questo è da personalizzare, anche in base alle attività praticate.
      Vanno bene farine integrali e frutta facendo attenzione a quella troppo zuccherina e limitandone i quantitativi.
      Saluti.
      Marco,

  2. Se ho capito bene i grassi bruciano al fuoco dei carboidrati, cioè bruciano in funzione della quantità di carboidrati presenti nell’organismo. Questo modo di dire rende bene l’idea: quando finiscono le scorte di carboidrati, i grassi non possono essere più utilizzati come fonte di energia. Qui mi viene una domanda da porti:
    Durante il meccanismo aerobico (durante una corsa lenta)vengono bruciati glucosio e acidi grassi insieme e dopo 30 minuti la percentuale dei grassi si massimizza oppure viene bruciato solo il glucosio e dopo 30 min vengono bruciati anche i grassi (insieme al glucosio, quindi miscelati)? La miscela dei carboidrati e grassi si attiva solo al trascorrere dei 30 minuti o si attiva fin dall’inizio della corsa?

    1. Ciao Dario,
      no, non è proprio così, anche qui andrebbe fatto un discorso chilometrico. Non è che non possono più essere utilizzati, in carenza di ossalacetato le molecole di Acetil CoA vengono condensate dal fegato in corpi chetonici (acetoacetato, beta idrossi butirrato, acetone). L’acetone viene perso tramite la respirazione (quindi kcal in meno), parte dei chetoni viene eliminata con le urine, altri vengono utilizzati da tutte le cellule dell’organismo fatta eccezione per i globuli rossi e i globuli bianchi.
      I grassi quindi bruciano al fuoco dei carboidrati ma i corpi chetonici bruciano tranquillamente in solitudine.

      Dal momento che la lipolisi è legata all’insulina e l’insulina è legata ai carboidrati, la mattina, dopo 8 ore di digiuno, i livelli glicemici sono generalmente bassi e di conseguenza lo sono quelli di insulina, ecco perché sarebbe in teoria più facile attingere alle riserve adipose in caso di attività aerobica in fascia lipolitica. (Dopo arriviamo anche alla fascia lipolitica che riguarda anche la tua ultima domanda).

      Quando scarseggia L’ossalacetato ed il ciclo di krebs è bloccato, l’acetyl-CoA, dato dal metabolismo dei lipidi, inizia ad accumularsi. L’unione di 2 molecole di acetyl-CoA dona un corpo chetonico.
      In chiusura (se non ci si capisce più un H ;)), bruciare un grammo di grassi nel ciclo di Krebs dona 9 kcal, mentre bruciarlo attraverso la chetosi soltanto 7 e visti tutti i rischi annessi tra cui anche il catabolismo… non mi sembra la strategia più efficace.

      Il discorso fascia lipolitica, ossia il momento in cui si bruciano più grassi, è legato alla frequenza cardiaca e al Vo2 Max (massimo consumo d’ossigeno). Diciamo il maggior quantitativo si consuma praticamente a riposo. Più si alza la frequenza, più si attinge dai carboidrati e non dai grassi.
      Riposo: glucidi 40% / Lipidi 60%
      Al 50% del Vo2 Max: glucidi 50% / Lipidi 50%
      Al 70/80% del Vo2 Max: glucidi 80% / Lipidi 20%
      al 90/95% del Vo2 Max: glucidi 95% / Lipidi 5%

      1. Se ho capito bene, esauriti i carboidrati l’organismo può continuare a bruciare grasso per produrre energia producendo questi corpi chetonici che sostituiscono i carboidrati. Però i corpi chetonici comportano tutti quegli effetti collaterali che hai detto tu, ecco allora perché sconsigliano di non andare a correre a digiuno?

        Ma quando la frequenza cardiaca è a riposo vuol dire da fermo? (non pensavo che si bruciassero i grassi da fermo).

        A me in palestra mi hanno detto che i primi 20 minuti di camminata in salita si bruciano SOLO carboidrati e dopo s’iniziano a bruciare grassi e carboidrati insieme (a seconda della frequenza cardiaca e al Vo2 Max come hai detto tu). Ti risulta?

        1. Si in linea di massima è corretto, sono molti i possibili effetti collaterali portati dalla chetosi.
          Si esatto, da fermo! I substrati energetici sono distribuiti come ti ho indicato. Altrimenti non avrebbe senso dire che si consumano i grassi a riposo, ti pare?
          La cosa principale è preoccuparsi di costruire una buona percentuale di massa muscolare, che farà alzare il metabolismo e di conseguenza il corpo consumerà più calorie anche da fermo.
          Buttarsi a fare ore di aerobica non è la strategia corretta per il dimagrimento, in quanto si rischierebbe di intaccare la muscolatura, che è l’ultima cosa che non andrebbe persa.

  3. Ciao Marco! Ottimo articolo che quoto!
    A tal proposito sono in discussione con un tale su (Amministratore della pagina) forum su FB (Bodybuilding natural: esperienze di allenamento) il quale asserisce che non e’ vero che i grassi bruciano al fuoco dei carboidrati, che e’ solo una diceria, e la chetogenica lo dimostra…. Vorrei trovare un bell’articolo scientifico da proporgli… Tu hai qualcosa? Lui per contro mi ha mandatoi questo http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2129159/
    Grazie!

    1. Ciao Gianluca, grazie per il tuo commento e apprezzamento. Lo avevo scritto prendendo spunto da un libro cartaceo, quindi momentaneamente non ho da linkarti un articolo. In realtà probabilmente gli accaniti sostenitori della chetogenica, si allacciano al fatto il termine “bruciare” sia in un certo senso errato, poiché questo darebbe l’idea di qualcosa che sparisce, che viene distrutta. La terminologia corretta sarebbe ossidare, ottenere energia (ATP). Per il resto i passaggi che ho scritto sono corretti soltanto che vanno interpretati. I grassi “bruciando” al fuoco dei carboidrati donano più energia (9 kcal/g), mentre se si ricorre ai corpi chetonici, oltre ad avere un grande dispendio per l’organismo e arrecare stress, abbiamo meno energia alla fine dei conti (circa 7 kcal/g) quindi il tutto risulta meno vantaggioso per l’organismo e in gran parte dei casi non privo di effetti collaterali.
      Marco

    2. Finalmente il link a un sito serio e affidabile con ricerche scientifiche, e non i soliti discorsi da ragazzi che hanno dato una decina di esami inutili di biologia alle università italiane!!

  4. lontano Ho conoscenza della dieta chetogenica, è che essi non sono buone nel bodybuilding. ma dovrebbe chiarire che dieta chetogenica se funzionano quando una persona sana e con il grasso corporeo in eccesso. Questa dieta non è una buona fonte di alimentancion a lungo termine è un’altra cosa, ma è necessario virare anche bene…

    1. Ciao Alain, grazie per il commento anche se non ho capito un granché di quello che hai scritto.
      In ogni caso ricordo che qui si parla di sport e di alimentazione adatta a soggetti che si allenano intensamente, come scritto bene anche nel titolo.
      I soggetti patologici devono essere comunque seguiti a livello medico.
      Saluti

  5. Bell’articolo . Una soluzione potrebbe essere quella di coniugare le 2 cose . Accendere la chetosi facendo 3 pasti proteici con qualche foglia di verdura cruda x PH , uno spuntino discreto misto , tipo panino integrale imbottito , poco prima di allenarsi coi pesi x avere la BENZINA x spingere . In questo modo la chetosi partirebbe ma non troppo perché gradisce tempi lunghi di digiuno tipo 2 pasti al giorno . Cosa ne pensi ? Ciao .

    1. Ciao Gess, grazie per l’apprezzamento al mio articolo. Da una parte ci potrebbe stare, dall’altra no. Non è detto comunque che con quella quota una persona non rimanga lo stesso in chetosi. Non è un qualcosa di così assoluto e definito dai numeri come si crede. In ogni caso come dico sempre in questi casi, ogni soggetto reagisce in modo diverso agli stimoli di qualsiasi natura, e ha quindi la sua individualità biochimica. Bisogna quindi testare e verificare cosa sia meglio per se stessi.
      Comunque io sono di filosofia filoglucidica, da lì non si scappa. Ricordo che solo il cervello (6% del peso corporeo) ne consuma fino a 120 g al giorno. Un’altra quota indicativamente tra 60-80 g viene utilizzata da altri tessuti.
      E poi? E poi restano da calcolare i dispendi energetici per le varie attività quotidiane, compreso ovviamente l’allenamento. E anche la tipologia di allenamento può determinare delle differenze sostanziali.
      Il fabbisogno “MINIMO” di carboidrati è stato definito da un articolo pubblicato nel Luglio 2002 sull’Intern. Journal of Clinical Nutrition, dato dalla formula: Peso x 2,6
      Saluti

      1. Capisco . Faccio una considerazione alla luce della realtà. Quando si parla di dieta , al 99% siamo di fronte ad un endomorfo , è difficile ma non impossibile sentire che senza motivi clinici, chi non ha problemi di peso si metta a dieta.
        Dalla mia esperienza l’endomorfo reagisce male ai carboidrati , o a quello che scatenano : l’insulina .
        Quindi dico che la dieta tradizionale che vede una grossa quantità di carboidrati , difficilmente avrà dei risultati . Sono capace anche io a dare una dieta da passerotto ad un uomo di 110 kg . La mattina 2 biscotti con mezzo bicchiere di latte scremato e un caffè amaro . spuntino uno spicchio di mela . Pranzo 80 gr di pasta con un cucchiaio raso di sugo e mezzo cucchiaino di parmigiano , e lattuga scondita . Pomeriggio mezzo jogurt piccolo bianco , e la sera 120 gr di carne ai ferri o pesce ai ferri e insalata …… Sai come finisce ? si molla , perché è impossibile mantenere un regime calorico del genere . Ma al dietologo cosa importa ? lui la dieta l’ha fatta e si para il didietro con una dieta ipocalorica ipoproteica alla quale non associa mai lo sport e figuriamoci i pesi…quanta ignoranza in giro . Tra l’altro io credo si debba tener conto che la pasta è SECCA mentre la carne o il pesce o il formaggio fresco o le uova sono cibi ricchi di acqua quindi le proporzioni andrebbero riviste . In definitiva la dieta mediterranea antica , è fatta x chi zappa , ara , cammina ecc… nei campi tutto il giorno , grazie che ha bisogno dei carboidrati alti . Questo è il mio pensiero comunque . La mia esperienza su 3 diete : la zona mantiene il peso , la dissociata proteica fa miracoli ma è dura da mantenere , la dissociata con 1 pasto misto prima dell’allenamento è un compromesso che utilizzo anche come scusa x spingere sotto la ghisa come dire niente scuse , sei pieno di zucchero . Poi io prediligo gli allenamenti di densità , ma questo è altro .

        1. Vedi, in un discorso come quello che hai fatto, che non è sbagliato, ti avrei però già fermato alla dicitura “latte e biscotti”. Il problema sta principalmente nella scelta delle fonti da cui reperire carboidrati. Pasta, pane e prodotti da forno in generale, non sono tra i cibi che consigliamo. Discorso a parte poi sarebbe da fare per i latticini ma qui si apre una parentesi troppo ampia.
          Se poi prendiamo il ragionamento di molti dietologi, che ancora oggi rifilano piani alimentari ridicoli, da 1000 kcal al giorno, consigliando di non praticare attività sportiva per evitare che “venga fame” e inserendo per altro alimenti pessimi, ci sarebbe solo da stendere un velo pietoso. Ma questo è ovvio che non sia il nostro caso, dato che parliamo di soggetti attivi, che si allenano ecc.
          L’insulina fa ingrassare? Vero…in parte. Si deve sempre osservare la cosa da tutti i punti di vista.
          Ad esempio un soggetto che gestisce bene gli zuccheri non ha problemi nemmeno con gli eccessi di carboidrati, che verrebbero ossidati… A patto che ci siano pochi grassi in concomitanza. Picco di insulina accompagnato a tanti grassi è un biglietto sicuro per l’adipocita.
          Bisognerebbe cercare di insegnare al proprio corpo a gestire bene gli zuccheri e spararli esattamente là dove servono, ossia dentro le cellule muscolari. E questo lo si può fare sia con allenamento specifico e sia con una giusta programmazione alimentare.
          Va ricordato che sostanzialmente noi ingrassiamo per un eccesso di energia nelle cellule! Di lì non si scappa.
          L’endomorfo è vero che gestisce peggio gli zuccheri, ma è anche vero che è questione di saperli regolare e dosare e scegliere bene le fonti.
          Il corpo lavora per adeguarsi alle nostre abitudini alimentari e per permetterci di assimilare e sintetizzare al meglio quello che gli diamo.
          Saluti

  6. Grazie per le delucidazioni, ma quindi secondo te è una buona idea in definizione tenere lo stesso numero di calorie della massa ma dimezzando i carboidrati e aumentando le proteine (cosicchè le kal di massa e definizione coincidano)? O è più opportuno abbassare solo i carbo e lasciare invariate il numero di proteine?
    P.S questo su un soggetto che pratica palestra almeno 4 volte a settimana con un buon metabolismo.

    1. Ciao Ivan, grazie a te per aver letto con interesse.
      No, non è affatto una buona idea quella da te citata, semplicemente perché ciò che conta in definizione e/o dimagrimento è prima di tutto la restrizione calorica. Poi ognuno può e deve trovare le strategie che sono più adatte al suo metabolismo e al suo stato fisiologico, in base a composizione corporea, tolleranza individuale a zuccheri e insulina ecc. ecc.; ma se un soggetto si trova in buon equilibrio e si è garantito un metabolismo elevato, non è per nulla corretto rinunciare o ridurre troppo i carboidrati.
      Consiglio la lettura anche di questo articolo:
      http://muscolarmente.com/carboidrati-e-definizione-muscolare-non-eliminarli
      Saluti

    1. Ciao Giampaolo, sì conosco il personaggio e più che altro andrei a stringergli la mano per aver avuto le palle e la faccia da c…o di presentarsi ad una manifestazione vegana, mangiando un pezzo di carne cruda da 2kg, davanti a tutti 😀

      Per il resto posso dirti che io sono sicuramente favorevole alle diete evolutive come ad esempio la Paleo, tuttavia non è necessario arrivare a questi estremismi, perché non serve e soprattutto pochi sarebbero in grado di tollerarli (digestione, assimilabilità, acidità ecc.). Soprattutto poi quando si parla di allenamento…

      L’allenamento con i pesi, in base al protocollo seguito, è un’attività prettamente glicolitica e per rifornire sti benedetti muscoli di glicogeno, serve GLUCOSIO NON FRUTTOSIO. Quindi servono AMIDI… ognuno con i suoi quantitativi e le sue necessità. E non serve sfondarsi di proteine e tirare giù 2 kg di carne al giorno.

      In ogni caso si può benissimo seguire una paleodieta usando fonti amidacee concesse, come ad esempio castagne, patate dolci, farina di castagne, platani ecc. Anche se sarebbe intelligente integrare con il riso.

      Gli studi, le statistiche, non si fanno sull’esperienza del singolo, ma si basano innanzitutto su quello che dice la fisiologia umana e ovviamente su numeri consistenti di soggetti.
      E poi ci si basa su dati oggettivi, ad esempio facendo una valutazione della composizione corporea, stabilendo un determinato periodo di test, con la dieta tipo x, poi si ripete la valutazione e con i dati in mano si parla.

      Sono cose che sia il sottoscritto, che altri colleghi, abbiamo già fatto più volte, su noi stessi e per i nostri clienti. Personalmente avevo fatto un test esattamente con la Paleo stretta come viene presentata da Wolf, quindi con circa 40-50 g di carbo al giorno, provenienti unicamente da verdura e qualche frutto. Il resto carne, pesce e uova come da copione. Dopo un mese il risultato fu la perdita di 1 kg pulito di muscolo e circa 500 g di grasso. Il mese successivo ho reintrodotto riso e patate secondo le mie necessità e non solo ho recuperato tutta la BCM (massa cellulare contrattile) ma ho superato anche la situazione iniziale, perdendo ancora circa 200 g di grasso, contemporaneamente.

      Questi sono i test che contano… Il resto finisce solo nella categoria dei “secondo me”.

      Se pensi che un approccio di quel genere possa fare al caso tuo, la cosa migliore che puoi fare è testarlo su di te e vedere come rispondi, ovviamente valutando con i dovuti strumenti. Ma se ti alleni, ti suggerisco di seguire protocolli di forza ed evitare le classiche schede di ipertrofia tipiche da bodybuiliding.
      Saluti

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